Il rapporto tra l’Ordine e il Politecnico, vissuto sino ad oggi in modo sporadico e non sistematico, rappresenta un obiettivo strategico necessario a garantire un salto di qualità alla figura dell’ingegnere (non solo a livello locale).

La figura dell’ingegnere, infatti, negli ultimi anni ha perso l’autorevolezza e la visibilità che ha sempre avuto nel passato, quanto meno in ambito tecnologico. Sempre più spesso a capo di aziende di Stato e private, quali ANAS, RFI, abbiamo visto in ruoli apicali figure professionali di estrazione giuridica e/o economica.

Torino, prima capitale italiana, è stata da sempre la vera capitale della tecnologia, dell’industria e del sapere tecnico. Questa sua dote deve ritornare in vita e, partendo proprio da Torino, la figura dell’Ingegnere dovrà ritornare a ricoprire i posti decisionali, da troppo tempo lasciati ad altre figure professionali se non addirittura a figure di scarsa levatura professionale.

Ce lo chiede il paese. Non possiamo tirarci indietro. È il momento di ritornare a parlare di meritocrazia evitando un populismo che ha ridotto la professione di ingegnere, e le sue alte competenze, a mero strumento tecnico.

Cosa può portare in dote una stretta collaborazione tra Ordine professionale e Politecnico?

L’Ordine di Torino ha più di 7000 iscritti.

Il Politecnico, tra docenti (un migliaio), dottorandi, assegnisti e borsisti, conta su una platea di 2500-3000 ingegneri (molto pochi peraltro iscritti all’Ordine) dotati di competenze trasversali di alto livello che rappresentano una potenza di fuoco molto spesso indirizzata esclusivamente al mondo della ricerca ed al trasferimento tecnologico.

Molti docenti, tuttavia, a causa delle mutate regole di ingaggio per la carriera universitaria, hanno spesso cessato di occuparsi di problemi tecnici di tipo applicativo (vicini, viceversa, alle attività professionali). Talvolta manca la ricaduta diretta delle attività accademiche sulle applicazioni pratiche della professione.

Da questo punto di vista i 7000 colleghi iscritti all’Ordine rappresentano il perfetto complemento per un sapere a tutto tondo.

Un esempio della possibile sinergia è rappresentato dalla formazione permanente post-laurea nel cui campo si potrebbe utilmente coniugare il sapere scientifico, proprio del mondo accademico, con le qualità tecniche e tecnologiche sviluppate in campo professionale.

Inoltre questa collaborazione potrebbe essere posta a base della creazione di un Scuola di Alta Formazione Tecnica per la Pubblica Amministrazione, con sede a Torino, in modo da supplire a una evidente carenza, sia dal punto di vista di organico, sia sotto il profilo della preparazione in ambito specialistico.

Infine uno stretto legame tra le due istituzioni potrebbe costituire una fucina di idee da esportare in ambito nazionale, con particolare attenzione al futuro della professione dell’ingegnere, in modo da indirizzare le attività professionali verso quelle tendenze che il mondo sta approcciando in modo sistematico e che cambieranno il modo di vivere e di progettare il futuro, a partire dall’intelligenza artificiale, ai big data, all’additive manifacturing, giusto per citarne alcuni.