È ingente la richiesta di laureati per una professione che è al centro della transizione ecologica ed economica di territori e città. A ragion di ciò, il Politecnico di Torino lancia percorsi di studi innovativi capaci di combinare competenze tecniche (comprese quelle informatiche e digitali) con capacità progettuali, manageriali e organizzative.

Abitare in città, territori ed edifici salubri che siano efficienti e resilienti rispetto al cambiamento climatico in corso. Vivere in ambienti sicuri, soprattutto in un Paese ad altissimo rischio sismico e di dissesto idrogeologico.

Muoversi e lavorare nella certezza di poter contare su una rete di infrastrutture moderne, funzionali e ben gestite. Sono questi gli obiettivi al centro del Piano di Sviluppo e Resilienza, varato dall’Italia e che ha ricevuto a Roma il placet della Commissione Europea. Un cambiamento di rotta, che rompe con il passato e che impone una trasformazione guidata da figure poliedriche, tra le quali spiccano i futuri ingegneri civili ed edili.

Già da un paio di anni, tanto in Italia quanto all’estero, si sta registrando una crescente richiesta di impiego da parte di studi professionali, enti e amministrazioni pubbliche, imprese di costruzione, società concessionarie e di sviluppo immobiliare. L’obiettivo è unico: assumere figure altamente qualificate da un punto di vista formativo, che siano in grado di affrontare le grandi sfide della nuova edilizia, prima fra tutte la riconversione in chiave green e tecnologica dell’immenso patrimonio di edifici e infrastrutture esistenti.

«La domanda di posti di lavoro è altissima. Non passa settimana in cui non ci arrivino richieste da parte di enti pubblici o aziende private per l’inserimento di figure formate a cogliere le sfide di un settore che sta evolvendo in modo rapido e oggi richiede un’alta preparazione sia tecnologica che culturale – spiega il Prof. Giuseppe Andrea Ferro, direttore del Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica (Diseg). Ai giovani dico che formarsi nelle discipline dell’ingegneria civile e edile affrontate presso il nostro Ateneo è una scelta che conviene. Non solo perché si trova lavoro e ci sono ottime opportunità di carriera, ma anche perché potranno imboccare una strada che li porterà a essere protagonisti nella società che si sta formando, consentendo loro di diventare i veri costruttori del nostro domani».

Per anticipare la sfida, al Politecnico di Torino già da un paio di anni si è iniziato a lavorare per un rinnovamento profondo dell’ offerta formativa secondo alcune linee strategiche. I nuovi orientamenti, in vigore a pieno regime dal prossimo anno accademico, prevedono percorsi di studio improntati all’innovazione applicata alla formazione (e non solo più legata alla ricerca), che contraddistingue l’ateneo torinese come fra i più avanzati nel panorama internazionale, al nono posto in Europa nella subject category Civil and Structural Engineering del Ranking internazionale QS.

Ma quali sono le novità che riguardano la formazione per accompagnare gli ingegneri civili o edili di domani?

«Nel nostro corso di laurea – afferma il Prof. Orazio Baglieri, coordinatore del Collegio di Ingegneria Civile – formiamo progettisti, costruttori e operatori del sistema economico e sociale. Tutori dell’ambiente naturale e costruito. Innovatori in campo tecnologico e manager del rischio, capaci di prevenire e ridurre gli impatti degli eventi naturali così come di assumere ruoli leader nelle discussioni e decisioni pubbliche in tema di infrastrutture e grandi opere. Il percorso di studi è stato adeguato a queste necessità. Innanzitutto, con una nuova attenzione all’abbinata fra le competenze tecniche e manageriali, al punto che il Construction Project Management è stato inserito come insegnamento obbligatorio nel piano didattico magistrale. Quindi con una forte internazionalizzazione dei percorsi di studio, anche grazie alla certificazione internazionale EUR-ACE per i corsi di laurea di primo e secondo livello, che garantisce il riconoscimento all’estero dei titoli. Attraverso la possibilità di agganciare la propria formazione a esperienze in altri Paesi, conseguendo un doppio diploma in combinata con atenei prestigiosi come la Columbia University di New York, la University of Illinois di Chicago, la KTH di Stoccolma o la Tongji di Shangai. Grazie a legame più stretto con il mondo delle imprese, con tirocini curriculari fino a 450 ore, modulabili dagli studenti e con tesi da svolgere in azienda o master già finalizzati agli sbocchi lavorativi». Spicca, inoltre, l’inserimento di un nuovo orientamento per la laurea magistrale: accanto ai quattro pilastri classici delle strutture, della geotecnica, delle infrastrutture e sistemi di trasporto, dell’idraulica, è attivo il nuovo percorso per la gestione e riqualificazione delle costruzioni e delle infrastrutture, che guarda alla salvaguardia e alla riconversione (grazie alla tecnologia) del già edificato.

Analogo percorso è stato compiuto, in realtà già da due anni accademici, dal Collegio di Ingegneria Edile, come spiega il Prof. Andrea Maria Lingua, che ne è il coordinatore. «Le giovani generazioni più che quelle passate hanno a cuore la conservazione dell’ambiente e il futuro del Pianeta – considera -. L’ingegnere edile è colui che ha nelle sue mani la chiave per passare dalle parole ai fatti. Grazie a due percorsi magistrali studiati ad hoc. Uno dedicato alla Resilienza del Costruito, che abitua i giovani, sia sulla scala del singolo edificio che su quella urbana, a lavorare per la prevenzione (e non solo per il ripristino) di un territorio fragile come l’Italia, che deve far fronte agli effetti del cambiamento climatico e che, però, ha una enorme ricchezza da conservare. Un secondo percorso, riguarda invece i Green Building ed è il frutto di un confronto fra quella che è la proposta attiva dei migliori atenei al mondo. Con un focus specifico alla scala del singolo immobile, l’iter forma ingegneri capaci di approcciare al tema dell’efficienza energetica come della sostenibilità con idee e soluzioni innovative. Anche qui, in rapporto sia al nuovo che al già costruito. Moltissimi gli scambi attivi con altri Paesi, fra cui le università KTH di Stoccolma e Università politecnica UPM di Madrid. Diversi, infine, i tirocini che, analogamente all’ingegneria civile, possono essere connessi a una tesi in azienda».

Nonostante le numerose novità, la tradizione – quella che da sempre ha contraddistinto figure professionali percepite come severe e rigorose – resta comunque un caposaldo nell’offerta formativa del Politecnico di Torino, che continua a basarsi su una solida conoscenza delle discipline scientifiche di base. Su questa “struttura hard” s’innestano però capacità più “soft” che puntano alla cultura umanistica come driver per la comprensione e gestione di situazioni complesse, al project management per pianificare e organizzare gli scenari e alla creatività per trovare soluzioni non convenzionali.

A tutto ciò si aggiunge un percorso sempre più focalizzato all’apprendimento dell’informatica evoluta e digitale applicata alla progettazione in 3D (BIM e Realtà Virtuale), allo studio dei sistemi di gestione dei Big Data, alla sperimentazione nell’uso di nuovi materiali eco-sostenibili per la costruzione di manufatti a impatto zero, allo sviluppo di soluzioni tecnologiche per il consolidamento di edifici e infrastrutture con impatto ridotto sull’ambiente e sulla società, all’impiego della robotica all’interno dei cantieri, all’utilizzo di droni e sensori per mappare edifici, infrastrutture e territori e per progettare sistemi di monitoraggio e gestione delle opere, all’impiego di macchinari di simulazione per eseguire test sismici e di resilienza climatica. «L’ingegnere che si trova a operare in cantieri polverosi e sporchi, con mattoni e cazzuola? – conclude il Prof. Ferro – Questa immagine la lasciamo al passato. Le porte del nostro ateneo sono aperte. Invito i giovani a toccare con mano come ripensare alle nostre società del domani»