Nel lontano 1981, al prim’anno d’ingegneria, disegnai, per la prima volta, un ambiente di lavoro con la finalità di prevenire e mitigare eventuali incendi. Si trattava di una centrale di produzione di vapore industriale e l’ingegnere progettista mi diede 2 semplici “dritte”:

  • abbonda con le finestrature, per garantire una buona ventilazione,
  • non prevedere alcun rivestimento alle pareti, le lasciamo intonacate.

Al momento non capii completamente lo scopo di queste indicazioni, continuai a “tirar linee” sulla sicurezza antincendio per alcuni anni, poi successe il dramma del Cinema Statuto, terminai gli studi, entrai nei Vigili del Fuoco, ebbi grandi maestri sulla sicurezza antincendio e allora pian piano compresi quanto complesso fosse il fenomeno dell’incendio e quali interazioni potessero attivarsi in ambienti chiusi, civili od industriali, con le strutture portanti, con le ventilazioni, sui rivestimenti, ecc.

La progettazione antincendio assumeva quindi per me e per il mio lavoro un’importanza fondamentale, sia per mitigare le conseguenze di un incendio, ma soprattutto per prevenirlo.

E’ noto a tutti che l’incendio è una combustione incontrollata; l’aria di combustione può dar luogo ad un evento con presenza di fiamme oppure con prevalenza di fumo e gas tossici ed asfissianti.

Orbene, siamo al punto: la ventilazione in un ambiente chiuso in cui si sviluppa un incendio è fondamentale per determinarne le conseguenze. Finestrature abbondanti garantiranno facilità di spegnimento e limiteranno i danni alle strutture ed ai manufatti.

Immaginiamo un incendio di un materasso all’aperto: le fiamme saranno sì molto alte, avremo però poco fumo e gas di combustione, il calore sfogherà sulla verticale permettendo ai soccorritori di avvicinarsi e spegnere con una certa facilità.

Se lo stesso incendio si innesca sotto una tettoia o in un ambiente chiuso, le conseguenze saranno via via crescenti: una coltre di fumo e gas stazionerà sotto la tettoia, il calore non sfogherà più completamente verso l’alto e avvicinarsi diventerà un problema. Al chiuso tutto si esaspera: le fiamme sono minime, prevalgono fumi e gas tossici e asfissianti, il calore non sfoga e il soccorso diventa molto complesso.

Il progettista antincendio deve quindi prevedere sempre ampie superfici di ventilazione, anche permanentemente aperte o apribili in caso d’incendio. Con questa semplice soluzione i danni saranno limitati.

Ma non basta, occorre anche prevedere, laddove non sostituibili con materiali assolutamente incombustibili, materiali di rivestimento di pareti, intercapedini e vani con bassa o nulla reazione al fuoco. Sono materiali che, appositamente realizzati allo scopo di non collaborare alla propagazione dell’incendio, garantiscono livelli di sicurezza molto elevati.

Questi due fondamentali elementi nella progettazione antincendio non devono quindi essere mai dimenticati: mai accetterò di destinare locali senza ventilazione naturale o meccanica, appositamente realizzata per funzionare in caso d’incendio, a deposito di materiali combustibili.

Ognuno di noi può fare molto, a casa e al lavoro, per prevenire gli incendi. Utilizzare correttamente l’impianto elettrico, evitare di mettere vicine parti calde e materiali combustibili, utilizzare le sorgenti di calore secondo le indicazioni del costruttore, ecc. ecc.. Il progettista antincendio altresì ci metterà al sicuro prevedendo, come già detto, che un eventuale incendio non possa determinare danni ingenti e soprattutto mettere in pericolo la nostra vita.