In questi giorni ci sono stati diversi incendi nelle RSA italiane. Nel post pandemia, queste strutture stanno, pian piano, riprendendo la normale attività, inserendo nuovi ospiti vaccinati o sopravvissuti al Covid. L’incremento delle presenze e delle attività connesse comporta quindi un maggior rischio d’incendio.

Le RSA con meno di 25 posti letto sono numerosissime, poco controllate e con scarsa propensione ad adeguarsi agli standard normativi antincendio.

I Comuni, tenuto conto che il Sindaco è ancora “Autorità sanitaria”, possono fare molto; gli ingegneri ancora di più.

Una buona gestione dei carichi d’incendio, qualche porta tagliafuoco e un efficace sistema di rivelazione incendio ed allarme possono scongiurare danni incalcolabili (diretti e indiretti), agli ospiti, ai lavoratori e alla struttura.

E’ sempre consigliabile quindi:

  • ridurre i materiali combustibili, magari sostituendo gli arredi imbottiti con altri omologati;
  • evitare sorgenti d’innesco abbandonate e non necessarie (ricariche dei telefonini, PC accesi e non presidiati);
  • proteggere il piano con almeno una porta REI, in grado di creare 2 luoghi separati, uno rifugio dell’altro in caso d’incendio;
  • installare un moderno sistema di rivelazione incendi e di allarme soprattutto nelle camere per non autosufficienti, in particolare per quelli psichici, e in tutti i locali non presidiati (depositi, locali tecnici, ecc.).

Con l’uscita del nuovo DM 10 marzo 1998, atteso da tanto tempo, l’applicazione di questi semplici accorgimenti sarà ancora più facile e il documento di valutazione dei rischi (semplificato) permetterà di migliorare il livello di sicurezza per i nostri anziani, lavoratori per una vita e fonte di saggezza per figli e nipoti. Un patrimonio da salvaguardare.