Un recente passato di guerre e di occupazione ha lasciato una quantità, difficilmente calcolabile, di residuati potenzialmente esplosivi, disseminati lungo l’intera penisola e nella nostra Regione.

Facendo riferimento a dati storici inconfutabili sappiamo che le bombe sganciate dai bombardieri alleati sul territorio italiano ammontano ad un totale complessivo di 378.891 tonnellate (1.000.000 di bombe) di cui, si stima, circa il 10% non esplose (37.000 tonnellate) e di cui si suppone siano ancora presenti almeno 15.000 tonnellate, attualmente non individuate.

Molto frequenti sono anche i ritrovamenti di proiettili d’artiglieria, granate, bombe a mano e munizionamento di armi portatili. Si tratta di materiale letale, occultato o abbandonato durante le ritirate delle truppe, che può essere rinvenuto anche in grande quantità e che può essere attivato accidentalmente, con esiti nefasti.

Gli ordigni esplosivi, i residuati bellici, a distanza di più di 76 anni dalla Seconda Guerra Mondiale, sono ancora altamente pericolosi in quanto quasi sempre completi di micidiale esplosivo, perlopiù sempre perfettamente conservato, assolutamente integro nella sua letale capacità distruttiva.

Nell’approntare un cantiere edile, stradale, ferroviario, o altro, si può incorrere in un rischio residuo, che deve essere stimato in sede progettuale e spesso in sede esecutiva, consistente nell’attivazione inconsapevole di ordigni esplosivi o residuati bellici interrati.


APPROFONDIMENTI

http://www.difesa.it/SGD-DNA/Staff/DT/GENIODIFE/Pagine/bonifica_ordigni.aspx